"Siamo nati per morire." Se l'avessi saputo prima!
Il vizio è la virtù che ha perso la pazienza.
Quando uno scrittore diventa un classico non c'è più bisogno di leggerlo: basta citarlo.
Ci sono dubbi che vanno risolti, altri che non possono essere risolti, altri ancora che è meglio non risolvere.
Chi pensa con la testa altrui difficilmente rischia di essere messo in minoranza.
Con la ricchezza, diceva Orazio, crescono le preoccupazioni. Con la povertà, non diminuiscono.
Il richiamo della morte è anche un richiamo d'amore. La morte è dolce se le facciamo buon viso, se la accettiamo come una delle grandi, eterne forme dell'amore e della trasformazione.
Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.
Nella morte vi sono molti più incontri che separazioni.
Davanti a uno che muore, la parola vivere suona oscena.
La morte vera è la separazione da Dio e questa è intollerabile; la morte vera è la non fede, la non speranza, il non amore.
Sono contento di non essere ancora morto. Quando mi guardo le mani e vedo che sono ancora attaccate ai polsi, mi dico che sono fortunato.
Senza fede non potremmo accettare né concepire la morte.
Ma morire è proprio questo - non più sapere che sei morta.
La morte è l'unica bella, pura conclusione di una grande passione.
Dicono che la morte è un mistero, ma il fatto di essere esistito è un mistero maggiore, apparentemente è banale, e invece è così misterioso.