É più facile rinunciare ad un sentimento che perdere un'abitudine.
Una donna che amiamo raramente basta a tutti i nostri bisogni, e la inganniamo con una donna che non amiamo.
Ma un fascino non si travasa.
Ogni sera, forse, mettendoci a dormire, accettiamo il rischio di vivere dolori che consideriamo come inesistenti e non avvenuti perché saranno sofferti nel corso di un sonno che crediamo senza coscienza.
Ciascuno chiama idee chiare quelle che hanno lo stesso grado di confusione delle sue.
I dati della vita non contano per l'artista, non sono per lui che un'occasione di mettere a nudo il suo genio.
Se l'abitudine è una seconda natura, ci impedisce di conoscere la prima, della quale non ha né la crudeltà, né gli incanti.
Abitudine. All'inizio il filo di una ragnatela, poi un cavo.
L'abitudine viene spesso scambiata per amore.
Nessuno osa dire addio alle proprie abitudini. Più di un suicida s'è fermato sulle soglie della morte pensando al caffè dove andava a giocare tutte le sere la sua partita a domino.
Ci si rammarica della perdita delle peggiori abitudini, forse più di ogni altra cosa. Sono in effetti una parte così essenziale della nostra personalità.
A nulla ci si abitua tanto presto che le cattive abitudini.
L'abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d'averla addosso ogni fibra di noi s'è adeguata, ogni gesto s'è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci.
L'abitudine rende sopportabili anche le cose spaventose.
Le vecchie abitudini, anche se cattive, turbano meno delle cose nuove e inconsuete. Tuttavia, talvolta è necessario cambiare, passando gradualmente alle cose inconsuete.
Forme pietrificate e ormai irriconoscibili della nostra prima felicità, del nostro primo orrore, queste sono le abitudini.