Vivo alla morte, ma morto alla vita.— Luigi Pirandello
Vivo alla morte, ma morto alla vita.
Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso.
Moglie, sardine ed acciughe: queste, sott'olio e sotto salamoia; la moglie, sotto chiave.
Ogni vero umorista è un critico di se stesso.
Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio quieto! Il guaio è per voi che la vivete agiatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia.
La vita, per tutte le sfacciate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l'inestimabile privilegio di poter fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l'arte crede suo dovere obbedire.
La radice di qualsiasi schiavitù è la morte.
Essere morti significa svegliarsi dalla parte sbagliata dei propri sogni.
Nulla possiamo dire "nostro" eccetto la morte.
Nella vita la cosa più audace è odiare la morte; sono disprezzabili e disperate le religioni che ottundono questo odio.
La pena di morte, così come la si applica, è una disgustosa macelleria, un oltraggio inflitto alla persona e al corpo.
La morte ti sovrasta: fin tanto che vivi, fin tanto che puoi, sii buono.
La morte è scrutata solo da occhi viventi.
Qualcuno va incontro alla morte pieno d'ira: solo chi vi si è preparato a lungo, ne accoglie lieto l'arrivo.
La maggior parte delle persone muoiono all'ultimo minuto; altre 20 anni prima, alcune ancora prima. Sono i dannati della terra.
Non si muore. Si cessa soltanto di vivere.