Solo chi è molto infelice ha il diritto di compatire un altro.
I limiti del mio linguaggio costituiscono i limiti del mio mondo.
Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Quanto può dirsi, si può dir chiaro, e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.
Non possiamo pensare nulla d'illogico, ché altrimenti dovremmo pensare illogicamente.
Di ciò di cui non si può parlare, bisogna tacere.
La differenza fra un buon architetto e un cattivo architetto consiste oggi nel fatto che quest'ultimo soccombe a ogni tentazione, mentre l'altro le resiste.
La vista continua di persone sofferenti fa diminuire continuamente la compassione. Invece, si diventa tanto più sensibili al dolore degli altri quanto più si è capaci di partecipare alla loro gioia.
Solo la virtù concede un buon Karma e la più grande virtù è la compassione.
Se tutte le elemosine venissero date solo per compassione, i mendicanti sarebbero tutti quanti morti di fame.
Nella dorata guaina della compassione si nasconde talvolta il pugnale dell'invidia.
La compassione è chiamata virtù solo dai décadents.
Non è cosa tanto nemica della compassione quanto il vedere uno sventurato che non è stato in niente migliorato, né ha punto appreso dalle lezioni della sventura, maestra somma della vita.
È disperante frequentare persone per cui si prova disprezzo: essere obbligati, per pura cortesia, ad ammirare cose la cui insignificanza fa compassione.
Meglio essere invidiato che essere oggetto di compassione.
Non si può avere compatimento per gli altri, quando abbiamo troppo da soffrire per noi stessi.