Solo chi è molto infelice ha il diritto di compatire un altro.
Nella filosofia odierna troviamo tutte le teorie infantili, ma senza quell'aspetto accattivante proprio di ciò che è infantile.
Scopo della filosofia è la chiarificazione logica dei pensieri.
Il linguaggio è un labirinto di strade. Vieni da una parte e ti sai orientare, giungi allo stesso punto da un'altra parte, e non ti raccapezzi più.
L'umorismo non è una disposizione dell'animo, ma una visione del mondo.
Il mondo è tutto ciò che accade.
È disperante frequentare persone per cui si prova disprezzo: essere obbligati, per pura cortesia, ad ammirare cose la cui insignificanza fa compassione.
La compassione è chiamata virtù solo dai décadents.
Non si può avere compatimento per gli altri, quando abbiamo troppo da soffrire per noi stessi.
Se tutte le elemosine venissero date solo per compassione, i mendicanti sarebbero tutti quanti morti di fame.
Nella dorata guaina della compassione si nasconde talvolta il pugnale dell'invidia.
Solo la virtù concede un buon Karma e la più grande virtù è la compassione.
Non è cosa tanto nemica della compassione quanto il vedere uno sventurato che non è stato in niente migliorato, né ha punto appreso dalle lezioni della sventura, maestra somma della vita.
La vista continua di persone sofferenti fa diminuire continuamente la compassione. Invece, si diventa tanto più sensibili al dolore degli altri quanto più si è capaci di partecipare alla loro gioia.
Meglio essere invidiato che essere oggetto di compassione.