La compassione è chiamata virtù solo dai décadents.
Nessun vincitore crede al caso.
Che cosa rende eroici? Muovere incontro al proprio supremo dolore e insieme alla propria suprema speranza.
La fede nella verità comincia con il dubbio in tutte le «verità» credute sino a quel momento.
Maturità dell'uomo: significa aver ritrovato la serietà che da fanciulli si metteva nei giuochi.
Con un talento in più si è spesso più insicuri che con uno in meno: come il tavolo sta meglio su tre che su quattro gambe.
Non è cosa tanto nemica della compassione quanto il vedere uno sventurato che non è stato in niente migliorato, né ha punto appreso dalle lezioni della sventura, maestra somma della vita.
Solo chi è molto infelice ha il diritto di compatire un altro.
Nella dorata guaina della compassione si nasconde talvolta il pugnale dell'invidia.
Se tutte le elemosine venissero date solo per compassione, i mendicanti sarebbero tutti quanti morti di fame.
Solo la virtù concede un buon Karma e la più grande virtù è la compassione.
La vista continua di persone sofferenti fa diminuire continuamente la compassione. Invece, si diventa tanto più sensibili al dolore degli altri quanto più si è capaci di partecipare alla loro gioia.
È disperante frequentare persone per cui si prova disprezzo: essere obbligati, per pura cortesia, ad ammirare cose la cui insignificanza fa compassione.
Meglio essere invidiato che essere oggetto di compassione.
Non si può avere compatimento per gli altri, quando abbiamo troppo da soffrire per noi stessi.