La compassione è chiamata virtù solo dai décadents.— Friedrich Nietzsche
La compassione è chiamata virtù solo dai décadents.
Da che cosa si può misurare la saggezza. L'aumento della saggezza si può misurare con esattezza in base alla diminuzione di bile.
Si riconosce un filosofo dal rifuggire tre cose abbaglianti e chiassose: la gloria, i principi e le donne: e con ciò non è detto che non siano queste a venire da lui.
Che cos'è il genio? Volere un alto fine e i mezzi per esso.
Un moralista è il contrario di un predicatore di morale; è un pensatore che vede la morale come sospetta, dubbiosa, insomma come un problema. Mi spiace di dover aggiungere che il moralista, per questa stessa ragione, è lui stesso una persona sospetta.
È notte: solo ora si destano tutti i canti degli amanti. E anche la mia anima è il canto di un amante. In me è qualcosa d'inappagato e d'inappagabile: vuole prender voce. Una brama d'amore è in me che parla la lingua dell'amore.
La vista continua di persone sofferenti fa diminuire continuamente la compassione. Invece, si diventa tanto più sensibili al dolore degli altri quanto più si è capaci di partecipare alla loro gioia.
Non è cosa tanto nemica della compassione quanto il vedere uno sventurato che non è stato in niente migliorato, né ha punto appreso dalle lezioni della sventura, maestra somma della vita.
Se tutte le elemosine venissero date solo per compassione, i mendicanti sarebbero tutti quanti morti di fame.
È disperante frequentare persone per cui si prova disprezzo: essere obbligati, per pura cortesia, ad ammirare cose la cui insignificanza fa compassione.
Solo la virtù concede un buon Karma e la più grande virtù è la compassione.
Non si può avere compatimento per gli altri, quando abbiamo troppo da soffrire per noi stessi.
Solo chi è molto infelice ha il diritto di compatire un altro.
Meglio essere invidiato che essere oggetto di compassione.
Nella dorata guaina della compassione si nasconde talvolta il pugnale dell'invidia.