Molti uomini vivono felici senza saperlo.
L'ingratitudine più odiosa, ma più antica e più comune di tutte, è quella dei figli verso i loro genitori.
Il commercio è la scuola della frode.
Un segno grave di mediocrità è il lodare sempre con moderazione.
La virtù sincera non abbandona chi l'ama; i vizi stessi di un uomo bennato possono concorrere alla sua gloria.
Noi trascuriamo spesso le persone su cui la natura ci dà un certo ascendente; e sono pur quelle che dovremmo attaccare a noi e quasi incorporarci, le altre non attenendo a noi che col vincolo dell'interesse, che è il più mutevole oggetto che ci sia.
La felicità corre dietro a chi lavora e fa il bene; fugge lontano da chi la cerca sola e a dispetto di tutti.
L'uomo è infelice perché non sa di essere felice. Se qualcuno lo scoprisse diventerebbe immediatamente felice.
Chi ha perduto la speranza d'esser felice, non può pensare alla felicità degli altri, perché l'uomo non può cercarla che per rispetto alla propria. Non può dunque neppure interessarsi dell'altrui infelicità.
La felicità è la pietra di paragone del carattere, è la sua parola di approvazione. Quando siamo felici, siamo sempre buoni, ma quando siamo buoni non siamo sempre felici.
Posso provare simpatia per i dolori delle persone, ma non per i loro piaceri: c'è qualcosa di curiosamente noioso nella felicità di qualcun altro.
Vivere per gli altri, non è soltanto la legge del dovere, è anche la legge della felicità.
Penso di aver paura di essere felice perché ogni volta che lo sono succede qualcosa di brutto.
La felicità è una merce favolosa: più se ne dà e più se ne ha.
Finché c'è questa felicità interiore, questo godere della natura, della salute e di tante altre cose, finché si ha tutto questo si tornerà sempre a essere felici.
Felicità è scegliersi certi fini, fare certi propositi e lottare per ottenerli e realizzarli, senza lamentarsi o deprimersi se poi non possono essere raggiunti. Si può anche dire che la felicità è avere dei valori e degli ideali e sforzarsi di seguirli.