Il sapere scientifico non è conoscenza certa: è solo un sapere congetturale.
Se riconosciamo all'intolleranza il diritto d'essere tollerata, allora noi distruggiamo la tolleranza e lo stato di diritto.
La via più sicura per la perdizione intellettuale: abbandonare i problemi reali per i problemi verbali.
Le scienze naturali, come pure le scienze sociali, partono sempre da problemi, da ciò che in qualche modo suscita la nostra meraviglia, come dicevano i filosofi greci.
Tutti i nostri valori hanno dei limiti. Ed è difficile tracciare questi limiti.
La scienza è ricerca della verità. Ma la verità non è verità certa.
Quello che si sa ha un doppio valore se al tempo stesso si confessa di non sapere quello che non si sa.
Insopportabile una vita di cui si sa troppo.
So di non sapere.
Costui crede di sapere mentre non sa; io almeno non so, ma non credo di sapere. Ed è proprio per questa piccola differenza che io sembro di essere più sapiente, perché non credo di sapere quello che non so.
Il sapere e la ragione parlano, l'ignoranza e il torto urlano.
Chi legge sa molto; chi osserva sa molto di più.
La cosa più dura: tornare sempre a scoprire ciò che già si sa.
Meno sappiamo e più lunghe sono le nostre spiegazioni.
Se un uomo è onesto come scienziato, la proporzione fra quanto crede di sapere e quanto crede di non sapere varia sempre a suo discapito. E più si diventa vecchi se si cerca sinceramente la verità più si sa che non si sa niente e che ci sono tante cose che si vorrebbero sapere.
Se una cosa è così complicata da non poter essere spiegata in dieci secondi, allora non vale la pena di saperla.