Quanto sa, gl'impedisce di sapere quanto dovrebbe.
I bibliofili possessori di biblioteche di cui non volgono una pagina, si possono paragonare agli eunuchi in un harem.
Riconoscere i propri torti e domandarne altrui scusa, non è già un avvilirsi, ma è anzi un rialzarsi nella stima degli altri e di noi.
Come l'accensione di una candela dà a questa in una il principio di vita e di morte, così la nascita all'uomo.
Agli esami, i professori cercano più di far sapere allo scolare che loro sanno, che non di conoscere se lo scolare sappia.
L'arte di un autore sta nel cancellare.
Tutto ciò che non sappiamo è stupefacente. Ancor più stupefacente è quello che crediamo di sapere.
La nostra ricchezza muore con noi, poiché l'abbiamo tutta nella nostra testa e nessuno potrà sottrarcela, a meno che non ci taglino la testa e allora non ci occorre più nulla.
Il più semplice scolaro sa oggi verità per le quali Archimede avrebbe sacrificato la vita.
Sii servo del sapere, se vuoi essere veramente libero.
I popoli, al pari degli individui, tanto possono quanto sanno.
La cosa più dura: tornare sempre a scoprire ciò che già si sa.
Tra credere e pensare di sapere vi è solo una breve distanza ed è rapidamente colmata.
Il diletto è dalla parte di quelli che sanno a metà.
Chi legge sa molto; chi osserva sa molto di più.
Il più certo modo di celare agli altri i confini del proprio sapere, è di non trapassarli.