Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini.
È più facile morire per una religione che viverla assolutamente.
Dormire è distrarsi dal mondo.
A quel tempo, cercavo i tramonti, i sobborghi e l'infelicità; ora cerco i mattini, il centro e la serenità.
Innamorarsi è dar vita ad una religione il cui dio è fallibile.
Il libro non è un ente chiuso alla comunicazione: è una relazione, è un asse di innumerevoli relazioni.
Non smettete mai di sognare, non accontentatevi mai di quello che avete, di quello che siete... La pigra quotidianità nasconde la felicità, che spesso è a un passo dalle vostre possibilità.
Non abbiamo il tempo di essere noi stessi. Abbiamo solo il tempo di essere felici.
Il mondo dei felici è altro da quello degli infelici.
Da giovane l'uomo è convinto di poter rendere felici più donne. L'esperienza lo persuade dell'illusione e si dedica a una sola. Infine constata come l'errore stesse nel ritenere possibile di rendere felice qualcuno.
La felicità è vivere e io sono per la vita.
Le felicità come le sventure vanno sempre in frotte.
La felicità non viene dal possedere un gran numero di cose, ma deriva dall'orgoglio del lavoro che si fa; la povertà si può vincere con un sistema costruttivo ed è di fondamentale importanza combattere l'ingiustizia anche a costo della propria vita.
La mancanza di qualcosa che si desidera è una parte indispensabile della felicità.
La felicità dovrebbe essere l'unica condizione della vita; dove la felicità fallisce, l'esistenza rimane un folle e lamentevole esperimento.
La qualità più utile alla nostra felicità è quella di bastare a noi stessi, di essere tutto a noi stessi in ogni cosa e di poter dire omnia mea mecum porto.