Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza.
Il mare è un antico idioma che non riesco a decifrare.
La morte è un'usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare.
Ormai stanno scomparendo i lettori, nel senso ingenuo della parola, giacché tutti sono critici potenziali.
Una delle scuole di Tlön nega perfino il tempo: argomenta che il presente è indefinito, che il futuro non ha realtà che come speranza presente.
L'unica cosa senza mistero è la felicità, perché si giustifica da sé.
Se gli aborigeni ideassero un test per il QI, tutta la civiltà occidentale sarebbe presumibilmente bocciata.
Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. A forza di andare in profondità, si è sprofondati. Soltanto l'intelligenza, l'intelligenza che è anche «leggerezza», che sa essere «leggera», può sperare di risalire alla superficialità, alla banalità.
L'intelligenza è poco più di un doppio decimetro col quale vengono misurate le opere infinite delle circostanze.
Non bisogna confondere il furbo con l'intelligente. L'intelligente è spesso un fesso anche lui.
L'intelligenza non ha valletti, si serve da sé.
Più affascinante della foresta vergine amazzonica: il sistema nervoso centrale.
C'è gente che parla per riempire il vuoto della sua intelligenza.
Nessun imbecille è così imbecille da non capire l'utilità di unirsi ad altri imbecilli contro gli intelligenti.
In quel periodo scrivevo frasi così intelligenti che dopo qualche tempo, rileggendo, non le capivo più.
Intelligente è chi trova difficile quello che agli altri sembra facile.