Ammiro il libro che mi obbliga a leggerlo.
Un uomo non è vecchio finché è alla ricerca di qualcosa.
Le verità consolanti si devono dimostrare due volte.
Esistono capolavori così noiosi che meraviglia che si sia trovato qualcuno per scriverli.
Lo spaventoso, morendo, è di scomparire senza aver capito. Il crimine della morte non è quando ci uccide, ma quando nel troncare la nostra angoscia le conferisce l'eternità.
Pensare? Perché pensare! Abbiamo i computer che lo fanno per noi.
I libri migliori sono proprio quelli che dicono quel che già sappiamo.
Quanti di noi sarebbero naufraghi senza speranza in una notte atlantica, senza le voci che si levano e ci chiamano dai libri.
Per scrivere un libro nel terzo millennio ci vuole una smisurata superbia. Basta entrare in una biblioteca comunale e guardare le vetrine di un cartolaio per capire che il mondo non ha bisogno di un volume in più.
Il nome di uno scrittore, il titolo di un libro, possono a volte, e per alcuni, suonare come quello di una patria.
Si pubblicano libri con caratteri sempre più piccoli. Immagino la fine della letteratura: a poco a poco, senza che nessuno se ne accorga, i caratteri rimpiccioliranno fino a diventare completamente invisibili.
Esistono due motivi per leggere un libro: uno, perché vi piace, e l'altro, che potrete vantarvi di averlo letto.
I libri potenti si ricordano come se fossero d'una pagina sola.
L'ultima cosa che si scopre scrivendo un libro è come cominciare.
Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l'immagine di un apostolo.