Morire è facile, prima o poi ci riescono tutti.
Se Dio esiste, chi è? Se non esiste, chi siamo?
E se Dio avesse inventato la morte per farsi perdonare la vita?
Il pacifismo è guercio ma il bellicismo è cieco.
Certi poeti moderni fanno pensare a ragni ubriacati con LSD.
Del resto, previdenza e follia in me han fatto sempre tutt'uno, né ho mai rinunziato all'impossibile con la debole scusa che era, appunto, impossibile.
La morte di un amore è come la morte d'una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l'hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato.
Il privilegio dei morti: non moriranno più.
Ai lutti succedono presto o tardi eventi lieti, è legge della vita.
Gli anni più belli della vita li aspetteremo fino alla morte.
Ci sono persone a cui la morte dona un'esistenza.
La pena di morte, così come la si applica, è una disgustosa macelleria, un oltraggio inflitto alla persona e al corpo.
Ricordiamo il vecchio adagio: si vis pacem, para bellum: se vuoi conservare la pace preparati alla guerra. Sarebbe ora di modificare questo adagio e di dire: si vis vitam, para mortem: se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte.
Cercate, meditando frequentemente sulla morte, di portarvi al punto per cui essa non vi sembri più una terribile nemica, ma un'amica la quale libera da questa sciagurata esistenza l'anima che langue nei conati della virtù per introdurla nel luogo della ricompensa e del riposo.
Se non fosse la morte, quasi non sarebbe poesia nella vita.
Pochi uomini desiderano veramente di morire; ma infiniti vorrebbero non esser mai nati.