La guerra sta all'uomo come la maternità alle donne.
Ammirare un quadro antico equivale a versare la nostra sensibilità in un'urna funeraria, invece di proiettarla lontano, in violenti getti di creazione e di azione.
La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
Che mai si può vedere, in un vecchio quadro, se non la faticosa contorsione dell'artista, che si sforzò di infrangere le insuperabili barriere opposte al desiderio di esprimere interamente il suo sogno?
Il sentimento della famiglia è un sentimento inferiore, quasi animale, creato dalla paura delle grandi belve libere e delle notti gonfie d'agguati e d'avventure. Nasce coi primi segni della vecchiaia che screpolano la metallica gioventù.
Non v'è più bellezza, se non nella lotta.
Gli uomini che muoiono sono i figli, gli amanti, i mariti. Una donna può solo perdere in guerra, mai vincere. E a lei la guerra non dà nessun brivido di emozione.
Nelle assemblee va bene la lingua, ma in guerra valgono di più le mani.
Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre.
La guerra è madre di tutte le cose e di tutte regina; e gli uni rende dèi, gli altri uomini, gli uni fa schiavi, gli altri liberi.
Quando esamino la fama conquistata dagli eroi e le vittorie dei grandi generali, non invidio i generali.
Se tutti si battessero soltanto secondo le proprie opinioni, la guerra non si farebbe mai.
In guerra gli eventi importanti sono il risultato di cause banali.
Se per decidere se debba esserci o no la guerra, viene richiesto il consenso dei cittadini, allora la cosa più naturale è che, dovendo subire loro stessi tutte le calamità della guerra, rifletteranno molto prima di iniziare un gioco così brutto.
Guerra. Un sottoprodotto della pace.
Solo i morti hanno visto la fine della guerra.