Una guerra non termina con la pace, ma con la guerra successiva.
Per lo scrittore la bile può essere un buon ingrediente stilistico.
Tutto è peccato, ammesso che esso esista. È peccato soprattutto la teologia, perché usa il nome di Dio invano.
È preferibile parlar chiaro e vuotare il sacco. Ogni parola che rimane nel gozzo incancrenisce.
Non prendertela con chi ti sembra egoista, cattivo o stupido. Tu non sei diverso. E neppure io.
Invecchiare non è altro che rassegnarsi a invecchiare. Non trovo un'altra spiegazione.
Se tutti si battessero soltanto secondo le proprie opinioni, la guerra non si farebbe mai.
La guerra in un primo momento è la speranza che a uno possa andar meglio, poi l'attesa che all'altro vada peggio, quindi la soddisfazione perché l'altro non sta per niente meglio e infine la sorpresa perché a tutti e due va peggio.
Come tutte le cose buone, anche la guerra, da principio è difficile. Ma poi, quando ha attaccato, tien duro. Allora la gente ha paura della pace, come chi gioca a dadi ha paura di smettere perché viene il momento di fare i conti, di vedere quanto s'è perduto.
Quanto più siamo forti, tanto meno probabile è la guerra.
Preparare la guerra è l'unico modo per mantenere la pace.
La storia ci dice che la guerra è il fenomeno che accompagna lo sviluppo dell'umanità. Forse è il destino tragico che pesa su l'uomo. La guerra sta all'uomo, come la maternità alla donna.
Le armi non si devono mai impugnare per vani disegni di grandezza né per l'avidità di conquiste.
Il modo più veloce di finire una guerra è perderla.
La guerra può esistere solo nel mondo della tragedia: fin dall'inizio della storia l'uomo non ha conosciuto che il mondo tragico e non è capace di uscirne. L'età della tragedia può aver fine solo con una rivolta della frivolezza.
La guerra è il sistema più spiccio per trasmettere una cultura.