Non c'è nostalgia più dolorosa di quella delle cose che non sono mai state!
Il poeta è un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente.
Eterni viandanti di noi stessi, non esiste altro paesaggio se non quello che siamo.
Essere poeta non è una mia ambizione. È la mia maniera di stare solo.
Essere austero è non saper nascondere la sofferenza che si ha di non essere amato.
Non amiamo mai nessuno. Amiamo solo l'idea che ci facciamo di qualcuno. È un concetto nostro quello che amiamo: insomma, amiamo noi stessi.
Per guarire da ogni nostalgia amorosa non c'è che sperimentare d'essere amato o voluto o bramato o quello che vuoi, da una persona che ci dia ai nervi.
Il paese della nostra nostalgia è invece il normale, il decoroso, l'amabile, è la vita nella sua seducente banalità.
È uno strano dolore morire di nostalgia per una cosa che non vivrai mai.
Mi è sempre sembrato che ci sia una parte di slealtà nella nostalgia, come quando dopo che è successo qualcosa, qualcuno dice "te l'avevo detto" o "lo sapevo", e non è mai vero e non aveva detto e non sapeva niente prima che succedesse.
La nostalgia non intensifica l'attività della memoria, non risveglia ricordi, basta a se stessa, alla propria emozione, assorbita com'è dalla sofferenza.
La nostalgia dipinge un sorriso sul volto di pietra del passato.
Nostalgico. Dicesi di chi si trova all'estero senza una lira.
Chi crede in Dio è abitato da una sottile ma insopprimibile nostalgia. Nostalgia per le promesse che la vita contiene e che essa da sé non realizzerà mai.
La nostalgia è la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare.