Morte. La più implacabile delle malattie ereditarie.
Le cose sarebbero chiarissime se gli intellettuali non le spiegassero.
Il mondo si gioca su tre parole simili: caso, causa, caos.
Ai critici che si improvvisano narratori consiglierei un nuovo genere letterario: l'autostroncatura.
Prima regola per guadagnare: non comprare libri che insegnano a guadagnare.
La fraternità con i libri è forse la più alta forma di vita sociale.
In confronto alla morte, l'amore è una faticosa faccenda infantile, sebbene gli uomini credano più nell'amore che nella morte.
La morte, raggiungila con tutti i tuoi appetiti, e il tuo egoismo e tutti i peccati capitali.
La morte non è niente per noi. Ciò che si dissolve non ha più sensibilità, e ciò che non ha sensibilità non è niente per noi.
Giaceva immobile e la morte non era con lui. Doveva essere passata da un'altra strada. La morte pedalava in bicicletta, si muoveva silenziosa sul selciato.
Gli dei nascondono agli uomini la dolcezza della morte, affinché essi possano sopportare la vita.
La più strana di tutte le stranezze finora da me udite, m'è sembrata quella che l'uomo debba aver paura della morte, sapendo che la morte, un fine necessario e inderogabile, verrà quando verrà.
La morte ci consuma giorno per giorno, non ci trascina via all'improvviso.
In ogni uomo che muore muore con lui, la sua prima neve, il primo bacio, la prima lotta. Non muoiono le persone, ma muoiono i mondi dentro di loro.
Nessuno ha ancora capito se la morte sia un punto o una virgola.
La morte è un mostro che caccia dal gran teatro uno spettatore attento, prima della fine di una rappresentazione che lo interessa infinitamente.