Al destino di morte non scampa nessuno che nasce.
Il sonno è il fratello gemello della morte.
Il consiglio di un amico è un buon consiglio.
Il vocabolario è un ricco pascolo di parole.
A chi è nel bisogno non si addice il pudore.
I cuori dei giovani ondeggiano sempre.
Quando siamo nati abbiamo perso quanto perderemo con la morte: tutto.
In ogni addio c'è un'immagine della morte.
"So che morirò, ma non ci credo". Dice Jacques Madaule. Lo so ma non ne sono intimamente persuaso. Se ne fossi persuaso completamente certo non potrei più vivere.
Morire sarà una splendida avventura.
La morte non è altro che il sonno del bambino che si addormenta sul cuore della mamma. Finalmente la notte dell'esilio sarà tramontata per sempre, ed entreremo nel possesso dell'eredità dei Santi nella luce.
Ogni volta che trascorro del tempo con una persona che sta morendo trovo in effetti una persona che vive. Morire è il processo che inizia pochi minuti prima della morte, quando il cervello viene privato dell'ossigeno; tutto il resto è vivere.
Oltre all'attesa di quello che accadrà dopo la morte, mi inquietano altri due interrogativi antecedenti e senza risposte: quando e come moriro? E il quando è meno preoccupante del come.
Un sillogismo: gli altri muoiono; ma io non sono un altro; dunque non morirò.
Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.
Un uomo morente ha bisogno di morire, come un uomo assonnato ha bisogno di dormire, e arriva un momento in cui è sbagliato, oltre che inutile, resistere.