Non è felice l'uomo che nessuno invidia.
La bilancia della giustizia improvvisa oscura alcuni nella luce del giorno; altri attende nell'ora che il sole incontra la tenebra, e li copre l'affanno; altri avvolge una notte senza fine.
È una cosa profittevole, se uno è saggio, sembrare folle.
Una buona fortuna è un dio tra gli uomini, è più di una divinità stessa.
Il successo: questo tra i mortali è un dio, anzi più che un dio.
Ombra: Io tornerò giù, nel buio sotterraneo. E a voi, o vegliardi, addio: pure in mezzo alle sventure date gioia al vostro cuore, giorno dopo giorno. Ricchezza non giova ai morti.
L'invidia è il sintomo della mancanza di apprezzamento del proprio valore di unicità e di autostima. Ognuno di noi ha qualcosa da dare che nessun altro ha.
O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virtù!
Una modalità di difesa frequente è quella di stimolare l'invidia negli altri con il proprio successo, con la ricchezza e la fortuna, rovesciando così la situazione di chi sperimenta l'invidia.
L'invidia è come prendere un veleno e aspettare che l'altra persona muoia.
Spesso si fa pompa delle passioni più delittuose; ma l'invidia è una passione timida e vergognosa che non si osa confessare.
Congratularsi vuol dire esprimere con garbo la propria invidia.
La nostra invidia dura sempre più a lungo della felicità di chi è invidiato.
Anche in uno stato oppresso c'è la possibilità per un uomo saggio di manifestarsi, e in uno fiorente e felice regnano la sfrontatezza l'invidia e mille altri vizi che rendono inerti.
Invidioso non è tanto chi soffre che altri abbia qualcosa che lui non ha, quanto chi soffre che altri abbia ciò che lui ha.