La stoltezza ha questo di proprio: ricomincia sempre da capo la vita.
È nobile cosa la povertà accettata con gioia.
L'uomo è ricco da quando ha familiarizzato con la penuria.
Non è tanto dell'aiuto degli amici che noi abbiamo bisogno, quanto della fiducia che essi ci aiuterebbero nel caso ne avessimo bisogno.
Se la vista, la conversazione e lo stare insieme vengono tolti, la passione d'amore s'estingue.
La voce della carne è: non aver fame, non aver sete, non aver freddo. Chi ha queste cose può gareggiare in felicità anche con Zeus.
Volesse il cielo che gli stolti e i dappoco fossero capaci dei più piccoli mali, purtroppo invece sono capaci anche dei più grandi.
Il viaggiatore, se non incontra a tenergli compagnia uno migliore di lui o simile a lui, proceda decisamente da solo: con lo stolto non vi è compagnia.
Il cervello dello stolto digerisce la filosofia trasformandola in follia, la scienza in superstizione, l'arte in pedanteria. È da questo che nasce l'istruzione universitaria.
Lo stolto è felice e infelice allo stesso modo che il saggio.
L'uomo stolto ama stupirsi ad ogni parola.
Lo stolto, tra gli altri mali, ha anche questo: incomincia sempre a vivere.
Stolti sono coloro che non sanno che la metà spesso vale più del tutto.
Stolto è chi rinuncia ai beni che già ha, nella speranza di ottenerne di maggiori.
Stolto è colui che giudica gli uomini dal vestito o dalla condizione sociale.
Più facile premunirsi contro la malvagità che contro la stoltezza degli uomini.