La morte è uno stato di perfezione, il solo alla portata di un mortale.
La felicità spinge al suicidio quanto l'infelicità, anzi ancora di più perché amorfa, improbabile, esige uno sforzo di adattamento estenuante, mentre l'infelicità offre la sicurezza e il rigore del rito.
Ogni inizio di idea corrisponde a un'impercettibile lesione della mente.
La vera eleganza morale consiste nell'arte di travestire le proprie vittorie da sconfitte.
Poiché la sfera della coscienza si restringe nell'azione, chi agisce non può pretendere all'universale: l'agire è un aggrapparsi alle proprietà dell'essere a detrimento dell'essere, a una forma di realtà a scapito della realtà.
La religione è un'arte di consolare.
Oltre all'attesa di quello che accadrà dopo la morte, mi inquietano altri due interrogativi antecedenti e senza risposte: quando e come moriro? E il quando è meno preoccupante del come.
In ogni uomo che muore muore con lui, la sua prima neve, il primo bacio, la prima lotta. Non muoiono le persone, ma muoiono i mondi dentro di loro.
La più gran soddisfazione che si possa dare al prossimo e che poi senza nessun dubbio ci procura le maggiori lodi, è quella di morire.
Vorrei andare a Limbiate al vecchio cimitero. La morte mi consola sempre. Credo in Dio e sento la sua pace.
La Morte è l'ultimo dei mali.
Finché c'è morte c'è speranza.
Morte... è l'unica cosa che non siamo riusciti a volgarizzare del tutto.
Veder la china, il baratro profondo, la via senza ritorno, ultima via... Triste non è il tramonto, amica mia, triste è dover assistere al tramonto!.
La statistica ci segnala che possiamo contare in tutto su un venticinquemila giorni; qualche migliaio in più per qualcuno. Ma dopo non ce ne saranno altri. Per nessuno. Sì: anche per me che scrivo, anche per te che leggi sarà subito sera.
La vita è una ciliegia La morte il suo nòcciolo L'amore il ciliegio.