La morte è un vile esperimento chimico che viene effettuato su tutti tranne che sugli alberi della sequoia.
Oltre all'attesa di quello che accadrà dopo la morte, mi inquietano altri due interrogativi antecedenti e senza risposte: quando e come moriro? E il quando è meno preoccupante del come.
La morte è l'ultimo medico delle malattie.
Non posso rinascere se prima non muoio, e la morte mi ripugna.
Ho vissuto abbastanza; ora, sazio, aspetto la morte.
Si nasce una sola volta, ma si muore per sempre.
Da ogni cosa ci si può mettere al sicuro, ma per la morte abitiamo tutti una città senza mura.
Spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.
Il terrore della morte è dovuto all'incertezza di ciò che ci attende. La risposta è semplice e tranquillante: esattamente la medesima situazione di prima che fossimo.
La morte, mistero inesplicabile, di cui un'esperienza quotidiana sembra non avere ancora convinto gli uomini.
La morte è l'unica cosa che riesce a spaventarmi. La detesto perché oggi si può sopravvivere a tutto tranne che a lei. La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare.