Non è che ho paura di morire. È che non vorrei essere lì quando succede.
Perché l'uomo uccide? Uccide per mangiare. Ma non solo per mangiare: spesso anche per bere.
Gli esseri umani sono composti di mente e corpo, la mente abbraccia tutte le più nobili aspirazioni, come la poesia e la filosofia, ma il corpo si prende tutto il divertimento.
Più che in ogni altra epoca della storia, il genere umano si trova a un bivio. Una strada conduce allo sconforto e alla disperazione più assoluta; l'altra, alla totale estinzione. Preghiamo il cielo che ci dia la saggezza di fare la scelta esatta.
Non credo che l'analisi mi possa aiutare. Mi ci vorrebbe una lobotomia.
Lo psichiatra è un tizio che vi fa un sacco di domande costose che vostra moglie vi fa gratis.
Ci sono diecimila e più porte attraverso cui l'uomo può uscire di scena.
Non morirei mai per le mie opinioni: potrei avere torto.
La tradizionale versione apocalittica di una fine del mondo, con i suoi immani cataclismi che investono tutti, è anche rassicurante, perché permette di sovrastare l'angoscia della propria morte con l'immagine di una morte universale, di roghi e diluvi che bruciano e sommergono ogni cosa.
Bisogna salvarsi per poter morire, perché la morte non sopraggiunga senza coscienza, ma chiara, precisa, limpida.
Ho vissuto abbastanza; ora, sazio, aspetto la morte.
Spero di resistere alle mattutine serenate della morte.
La morte non è forse altro che la nascita di un'anima.
Non c'è dubbio che i discendenti non facciano all'occorrenza ciò che avran veduto fare da quelli che li avranno preceduti. Gli onori che renderete a coloro cui succedeste sopra la terra, vi saranno resi da quelli che succederanno a voi.
L'angoscia e il dolore. Il piacere e la morte non sono nient'altro che un processo per esistere.
Gli uomini temono la morte come i bambini temono il buio; e come quella paura naturale nei bambini è accresciuta da fole e racconti, così è dell'altra.