E poi morire non è nulla. E' solo finire di nascere.
Vivo alla morte, ma morto alla vita.
L'uomo muore di freddo, non di oscurità.
Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.
C'è chi muore oscuro perché non ha avuto un diverso teatro.
Solo per la morte noi siamo insostituibili.
Soltanto quando siamo maturi per morire intravediamo come avremmo dovuto vivere.
Tutti i momenti possiamo morire ma, in ogni caso, non prima di domani.
Credo sia una reazione sana, il riaffermarsi della vita, del piacere e dell'amore dopo aver percorso per molto tempo i territori della morte.
La tradizionale versione apocalittica di una fine del mondo, con i suoi immani cataclismi che investono tutti, è anche rassicurante, perché permette di sovrastare l'angoscia della propria morte con l'immagine di una morte universale, di roghi e diluvi che bruciano e sommergono ogni cosa.
La morte non è così tragica. Tra cent'anni, ciascuno di noi non ci penserà più.