C'è un solo piacere, quello di essere vivi, tutto il resto è miseria.
Questo è l'ostacolo, la crosta da rompere: la solitudine dell'uomo, di noi e degli altri.
L'ignorante non si conosce mica dal lavoro che fa ma da come lo fa.
Per sopportare i ricordi d'infanzia di un altro, bisogna esserne innamorato.
È sommamente voluttuoso abbandonarsi alla sincerità, annullarsi in qualcosa di assoluto, ignorare ogni altra cosa; ma appunto è voluttuoso cioè, bisogna smettere.
Si odiano gli altri perché si odia sé stessi.
Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.
Se le masse lavoratrici rimangono in uno stato di miseria e di abbrutimento, non v'è grandezza di popolo, né dentro, né oltre i confini della Patria.
L'uomo vive di solo pane, ma solo quando c'è poco pane.
La miseria e le preoccupazioni generano il dolore, la sicurezza, invece, e l'abbondanza la noia.
Chi ha bocca mangia, e chi non mangia se ne muore.
La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza.
I fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l'uomo contro l'uomo.
Coloro che hanno un lavoro lavorano troppo, mentre altri muoiono di fame senza salario.
Chi lotta duramente per racimolare l'indispensabile, ha bisogno di evadere dalla sua miseria conquistando qualcosa di superfluo.
L'atteggiamento di chi vuol rendere la miseria attraente per gli altri è piuttosto antipatico. Devo ancora conoscerlo un povero che abbia nostalgia della povertà.