Vecchiaia: stanchezza che il riposo non elimina.
Il più grande sforzo della teologia è stato sempre quello di scagionare Dio.
Mi scrive l'amica di Londra: "A giudicare da certi cimiteri ci sarebbe da pensare che noi trattiamo i nostri cari meglio da morti che da vivi.
Il nevrotico crede di poter star bene una volta guarito. In ciò consiste la sua nevrosi.
La paura si vince non col coraggio ma con una paura più grande. Tutti gli eroi ne fanno esperienza.
Aveva paura di avere, in punto di morte, una paura da morire.
Per gli uomini è diverso. Con l'età guadagnano punti. Più diventano vecchi e più migliorano. Come il dolcetto. Noi donne invece siamo più come il gorgonzola. Più diventiamo vecchie e più diventiamo grasse.
Si invecchia soltanto quando non siamo più capaci di avere un ideale.
Più invecchio anch'io, più mi accorgo che l'infanzia e la vecchiaia non solo si ricongiungono, ma sono i due stati più profondi che ci è dato vivere. In essi si rivela la vera essenza di un individuo, prima o dopo gli sforzi, le aspirazioni, le ambizioni della vita.
Quando invecchiamo, Dio fa in modo che la nostra vista s'indebolisca così che guardandoci allo specchio possiamo dire: "Non sono cambiata affatto".
Uno dei pochi vantaggi che riconosco al fatto di invecchiare consiste nella possibilità di gettar la maschera in ogni cosa.
Ogni uomo vorrebbe vivere a lungo, ma nessuno desidera invecchiare.
L'uomo vecchio ha per nemico tutta la natura.
Il sonno e l'estate sono le ultime risorse del vecchio.
I vecchi che posseggono il senso dell'umorismo hanno diritto al trenta percento di sconto sull'età.
Invecchiare non è altro che rassegnarsi a invecchiare. Non trovo un'altra spiegazione.