È importante e salutare parlare di cose incomprensibili.
La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima.
Questa intera creazione è essenzialmente soggettiva, e il sogno è il teatro dove il sognatore è allo stesso tempo sia la scena, l'attore, il suggeritore, il direttore di scena, il manager, l'autore, il pubblico e il critico.
Non sappiamo niente dell'uomo, molto poco. La sua psiche dovrebbe essere studiata perché siamo l'origine di tutti i mali che esistono.
Il neofita sente il dovere di difendere fanaticamente la fede che ha abbracciato. Nel paranoico abbiamo esattamente la stessa condizione: egli si sente costretto a difendersi contro ogni critica esterna perché il suo sistema delirante è fortemente attaccato all'interno.
Per esempio, non vi è dubbio che i simbolismi arcaici, che ricorrono di frequente nelle fantasie e nei sogni, sono elementi collettivi.
Dobbiamo usare parole che tutti capiscono e usarle nel modo in cui sono sempre state utilizzate e comprese.
Se tu parlassi nella conversazione con meno veemenza le tue ragioni riuscirebbero più efficaci. Nessuno persuade, se è appassionato. Commuoverà, forse, ma non tirerà l'assenso.
A parlarne troppo non si apprezza più nulla.
Parlare lungo la via di quanto si è udito per strada, significa gettare la virtù.
Le parole sono azioni.
Se noi imparassimo a parlare, gli animali ci capirebbero meglio.
Non si parla solamente per parlare, per dire "ho fatto questo" "ho fatto quello" "ho mangiato e bevuto", ma si parla per farsi un'idea, per capire come va questo mondo.
Parlare è anzitutto parlare ad altri.
L'unico modo di parlare, di raccontare qualcosa della propria esperienza, è di parlare di altri.
Parlare tutto il giorno senza dire nulla è la Via. Tacere tutto il giorno e ciò nonostante dire qualcosa non è la Via.