In fatto di calunnie, tutto quello che non nuoce serve a chi è calunniato.
Non v'è cosa al mondo per la quale non venga un momento decisivo, e il capolavoro della buona condotta è riconoscere e cogliere quel momento.
Nei partiti riesce più difficile vivere con quelli che ne fanno parte, che agire contro quelli che vi sono avversi.
I deboli non cedono mai il passo quando dovrebbero farlo.
Bisogna cambiare spesso opinione per restare del proprio partito.
A un ministro si addice meno dire delle sciocchezze che farne.
I calunniatori sono anche di solito vigliacchi.
Teniamoci stretti al personalismo dei giudizi perché è il solo alibi che possediamo per evitare il dolo della calunnia.
La calunnia lascia sempre peggio il calunniatore, giammai il calunniato.
Ove in eminente grado virtù risiede, ivi piomba la persecuzione; e pochi o niuno dei celebri personaggi delle andate età si sottrassero all'acuto morso della calunnia o della più fina malizia.
La calunnia è come la vespa che vi disturba, e contro la quale non si deve fare il minimo movimento a meno che non siate certi di ucciderla: altrimenti quella torna alla carica più incattivita che mai.
La calunnia è la vendetta del vigliacco, mentre la sua difesa è la dissimulazione.
La miglior risposta alle calunnie è il silenzio.
Vi sono certe calunnie contro cui l'onniscienza stessa smarrisce.
Le calunnie non si devono dimostrare. Basta ripeterle.