La miglior risposta alle calunnie è il silenzio.
Fu solo la paura che al principio del mondo creò gli dei.
La violenza può avere un effetto sulle nature servili ma non sugli spiriti indipendenti.
Nessun uomo è così stupido da non poter dare qualche volta un buon consiglio ad un altro, e nessun uomo è così saggio da non errare facilmente se non prende altro consiglio che non da se stesso. Colui che riceve insegnamento solo da se stesso ha uno sciocco come maestro.
Chi non ha affrontato le avversità non conosce la propria forza.
Questo vecchio imbroglione calvo, il tempo.
Vi sono certe calunnie contro cui l'onniscienza stessa smarrisce.
In fatto di calunnie, tutto quello che non nuoce serve a chi è calunniato.
Le calunnie non si devono dimostrare. Basta ripeterle.
Teniamoci stretti al personalismo dei giudizi perché è il solo alibi che possediamo per evitare il dolo della calunnia.
La calunnia è come la vespa che vi disturba, e contro la quale non si deve fare il minimo movimento a meno che non siate certi di ucciderla: altrimenti quella torna alla carica più incattivita che mai.
La calunnia lascia sempre peggio il calunniatore, giammai il calunniato.
I calunniatori sono anche di solito vigliacchi.
La calunnia è un vocabolo sdentato che quando arriva a destinazione mette mandibole di ferro.
Ove in eminente grado virtù risiede, ivi piomba la persecuzione; e pochi o niuno dei celebri personaggi delle andate età si sottrassero all'acuto morso della calunnia o della più fina malizia.
Il calunniatore è simile all'uomo che getta polvere contro un altro quando il vento è contrario; la polvere non fa che ricadere addosso a colui che l'ha gettata. L'uomo virtuoso non può essere leso e il dolore che l'altro vorrebbe infliggere, ricade su lui stesso.