L'abitudine è una seconda natura che distrugge la prima.
Non si deve misurare la virtù di un uomo dalla sua eccezionalità ma nel quotidiano.
Siamo talmente presuntuosi che vorremmo essere conosciuti da tutta la terra, anche dalla gente che verrà quando non ci saremo più.
I pagani non conoscono Dio, e amano solo la Terra. Gli ebrei conoscono il vero Dio, e amano solo la Terra. I cristiani conoscono il vero Dio, e non amano la Terra.
Il dramma degli uomini è non trovare mezz'ora di silenzio.
Quello di cui sia capace la virtù di un uomo va misurato non dai suoi sforzi, ma dalla sua condotta ordinata.
Si fa l'abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione.
A nulla ci si abitua tanto presto che le cattive abitudini.
L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.
Niente ha bisogno d'esser modificato quanto le abitudini degli altri.
Scacciamo per sempre da noi le cattive abitudini come se fossero uomini malvagi che ci hanno nuociuto per molto tempo.
L'abitudine è, fra tutte le piante umane, quella che ha meno bisogno di un suolo nutritivo per vivere e la prima a spuntare sulla roccia apparentemente più desolata.
È grande la forza dell'abitudine.
Nelle nostre azioni abituali di mille non ce n'è una sola che riguardi noi stessi e la nostra condizione.
L'abitudine è mezza padrona del mondo. "Così faceva mio padre" è sempre una delle grandi forze che guidano il mondo.
Mi stavo abituando a mettere mia moglie sotto un piedistallo.