Gli uomini non nascono civili, lo diventano.
Gli atei sogliono aspirare oltre misura agli onori e alle ricchezze, che io ho sempre disprezzato, come sanno tutti quelli che mi conoscono.
Noi non possiamo immaginare Dio, ma soltanto comprenderlo.
È certamente stolto pretendere da altri ciò che nessuno può ottenere da se stesso, di essere attento, appunto, più agli altri che a sé, di non essere avaro, né invidioso, né ambizioso ecc., soprattutto per chi sia ogni giorno esposto alle fortissime spinte di tutte le passioni.
È consolazione per i disgraziati aver avuto compagni di sventura.
Noi sperimentiamo che le febbri e le altre alterazioni del corpo sono causate da deliri, e coloro che hanno il sangue tenace non immaginano che alterchi, risse, stragi e simili.
Ogni civiltà è diventata di quando in quando una crosta sottile su un vulcano di rivoluzione.
La civiltà progredisce aumentando il numero di operazioni importanti che possiamo compiere senza pensarci.
Per prima cosa fu necessario civilizzare l'uomo in rapporto all'uomo. Ora è necessario civilizzare l'uomo in rapporto alla natura e agli animali.
La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo; ed essere bene educati vuol dire appunto esser commedianti.
Se la civiltà non è nel cuore dell'uomo, ebbene, essa non è da nessuna parte.
Il grado di civiltà di una nazione è misurato dal suo disprezzo per le necessità dell'esistenza.
Con il progredire della civiltà l'uomo si fa sempre più debole.
La civiltà è un illimitato moltiplicarsi di inutili necessità.
Il numero degli uomini che accettano la civiltà da ipocriti è infinitamente superiore a quello degli uomini veramente civili.