I malvagi sono colmi di pentimento.
L'amore è cercare ciò di cui siamo privi.
Due sono infatti, le cose che portano gli uomini a preoccuparsi e ad amare: ciò che è proprio e ciò che è caro.
Se la natura non fa nulla d'incompiuto né invano, è necessario che la natura abbia fatto tutto a causa degli uomini.
Un tutto è ciò che ha principio e mezzo e fine.
La massa e le persone più volgari giudicano che il bene e la felicità consistono nel piacere, e perciò amano la vita dissoluta.
La malvagità è sempre più facile della virtù, perché in tutto prende sempre una scorciatoia.
Anche se l'uomo ha rimosso nell'inconscio i suoi impulsi malvagi e vorrebbe dirsi che non è responsabile di essi, qualcosa lo costringe ad avvertire questa responsabilità come un senso di colpa il cui motivo gli è sconosciuto.
Solo il tempo rivela l'uomo giusto; il malvagio, invece, lo riconosci in un giorno solo.
Non si dà malvagità senza qualche parto d'imbecillità.
La malvagità è un mito inventato dai buoni per spiegare lo strano fascino degli altri.
Vedere e ascoltare i malvagi è già l'inizio della malvagità.
Chi è malvagio nel profondo del cuore, probabilmente la sa lunga.
È questa la vera malvagità, non sapere nemmeno che si è malvagi.
Avete mai sentito le grida che vengono da un macello? Bisognerebbe che ognuno le sentisse, quelle grida, prima di attaccare una bistecchina. In ogni cellula di quella carne c'è il terrore di quella violenza, il veleno di quella improvvisa ultima paura dell'animale che muore.