Se nessuno crede più in Dio, tutti credono sempre più nell'uomo.
Tutti quelli che sono riusciti nella vita e che hanno fatto parlare di loro, è perché avevano, anche essi, qualcosa.
In ogni poesia vi è una contraddizione essenziale. La poesia è molteplicità triturata e che restituisce fiamme.
È essenziale porre fine alla soggiogazione del teatro al testo, e ristabilire la nozione di un tipo unico di linguaggio, a metà strada tra gesto e pensiero.
Ed è così che Isidore Ducasse è morto di rabbia, per aver voluto, come Edgar Poe, Nietzsche, Baudelaire e Gérard de Nerval, conservare la propria individualità intrinseca, invece di diventare, come Victor Hugo, Lamartine, Musset, Blaise Pascal, o Chateaubriand, l'imbuto del pensiero di tutti.
Là dove si sente la merda si sente l'essere.
Dio disse: questo uomo (Adamo) avrà i calzoni; questi calzoni avranno i bottoni. Facciamo la donna perché attacchi i bottoni dei calzoni di Adamo.
Dio è l'eterno, mentre il tempo è un idolo, quando diventa oggetto di venerazione.
Dio ascolta. Lui spia dentro le nostre anime come l'FBI spia nei nostri telefoni.
Dio: una malattia dalla quale ci si crede guariti perché non ne muore più nessuno.
Se c'è un dio, è un assassino malvagio.
Rispetto troppo l'idea di Dio per renderlo responsabile di un mondo così assurdo.
Gli umani, persistendo a credere di essere fatti a immagine e somiglianza di Dio, come Dio non migliorano, alternano solo piede e staffa.
Dio pensa nel genio, sogna nel poeta e dorme nella restante umanità.
Credo di sapere cosa si prova ad essere Dio.
Noi non conosciamo né l'esistenza né la natura di Dio, perché egli non ha né estensione né limiti. Ma per fede noi conosciamo la sua esistenza, nella gloria conosceremo la sua natura.