Tutta la scrittura è cochonnerie.
Se nessuno crede più in Dio, tutti credono sempre più nell'uomo.
Ci sono degli idoli di abbrutimento che servono al gergo di propaganda. La propaganda è la prostituzione dell'azione e per me e per la gioventù, gli intellettuali che fanno letteratura di propaganda sono cadaveri perduti per la forza della loro propria azione.
Aver il senso dell'unità profonda delle cose, è aver il senso dell'anarchia.
Nessuno ha mai scritto, dipinto, scolpito, modellato, costruito o inventato se non, di fatto, per uscire dall'inferno.
Tutti quelli che sono riusciti nella vita e che hanno fatto parlare di loro, è perché avevano, anche essi, qualcosa.
Bisogna interrompere di tanto in tanto il flusso della scrittura. Per evitare che dal rubinetto scorra sempre la medesima acqua.
Un conto è demitizzare e un conto è demolire. Il problema è di scrivere atti di cultura per cui ogni uomo sia portato alla consapevolezza quotidiana di se stesso. E poi, creda, l'autobiografismo affrontato sul serio è uno dei pochi modi rimastici per conoscere gli altri.
La scrittura è un tentativo disperato di preservare la memoria.
Scrivere è uno dei sistemi più semplici e più profondi per fare chiarezza dentro di sé e per tramandare la memoria delle nostre esistenze.
Nel paziente esercizio della scrittura ho dato un senso al dolore.
Vivere: è pugnare con gli spiriti mali del cuore e del pensiero. Scrivere: è tenere severo giudizio contro sé stessi.
Scrivere è continuare, inseguire al di là della tenebra quel fanalino fuggente che è l'uomo.
La scrittura è l'ignoto. Prima di scrivere non si sa niente di ciò che si sta per scrivere e in piena lucidità.
Per parte mia, non faccio che rivolgergli complimenti di questo genere, e faccio tutto quanto è in mio potere per mantenere occupata la sua fantasia quanto la mia.
La parola scritta dovrebbe essere il farsi corpo di un pensiero secondo la necessità naturale e non l'involucro di un'opinione secondo l'opportunità sociale.