Chi muore paga tutti i debiti.
Il sangue e il coraggio s'infiammano di più a risvegliar un leone, cha a dar la caccia a un timido daino.
Il diamante prezioso, racchiuso con dieci sbarre di ferro in uno scrigno, è il coraggio in un cuor leale.
Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!
Ci sono spazio e mezzi per ogni uomo vivente.
È ben pagato chi è ben soddisfatto.
Tutti dicono "Che disgrazia dover morire": strana lagnanza da parte di gente che ha dovuto vivere.
La morte risolve tutti i problemi.
Ci vuole indubbiamente più coraggio ad affrontare la vita che ad affrontare la morte.
Le statistiche indicano la percentuale di nati morti. Trascurano la percentuale di morti vivi.
C'è una fine per tutto e non è detto che sia sempre la morte.
Secondo l'ordine naturale delle cose nessuno muore ad un tratto, ma la natura ci distacca essa medesima dalla vita come un frutto maturo; ed è sì valente in questa bisogna che spesso ce ne infastidisce per modo da farci anelare alla morte come ad una dolcezza.
La morte è il riconoscimento della fraternità, della comune natura filiale. Forse è la strada per accogliere l'idea di creazione divina che mi riesce tanto difficile.
Noi tendiamo alla morte, come la freccia al bersaglio, e mai falliamo la mira.
Tutto è instabile, fallace e più mutevole di ogni burrasca: tutto è sconvolto e muta per i capricci della sorte: fra tanto variare delle vicende umane, la sola cosa certa è la morte; eppure, tutti si lamentano della sola cosa che non inganna nessuno.
Notare nei cimiteri il grande rispetto della morte da parte di gente che non ha rispetto per la vita.