Non scrivere mai per piacere al pubblico, ma per piacere a te.
Nella tomba non c'è posto per la gloria.
La gente se ne infischia della lealtà e della correttezza. Conta soltanto aver successo e farla franca.
Il processo creativo in se stesso è già un'attività estremamente piacevole: per me è divenuta come una droga della quale non posso farne a meno. Generalmente lavoro per un anno, poi mi concedo sei mesi di relax e di viaggi. Trascorsa questa pausa, comincio ad attendere con ansia l'ispirazione.
Spesso si riconosce la felicità solo dopo averla persa.
Bisognerebbe scrivere ogni volta come si scrivesse per la prima e per l'ultima volta. Dire quanto sarebbe giusto per un congedo e dirlo così bene come per un debutto.
Scrivere è come scolpire, bisogna togliere. È un esercizio faticoso, e qualcuno preferisce evitarlo. Ecco spiegata la massa di parole inutili a spasso per il sistema solare.
Perché non ho scritto La Divina Commedia? Perché non c'ho pensato.
Scrivere è un po' come fare i minatori di se stessi: si attinge a quello che si ha dentro, se si è sinceri non si bada al rischio di farsi crollare tutto addosso.
Scrivere lettere a mano è diventata un'anomalia, non si usa più.
Se si scrivesse sempre soltanto quello che quindici anni dopo sarebbe opportuno aver scritto, è probabile che non si scriverebbe niente del tutto.
Scrivere rientra nelle prestazioni del trapezista da triplo salto mortale senza rete.
Se lo scrittore utilizza le parole per creare le sue opere, il fotografo, visto che scrive con la luce, dovrà essere sensibile ai mutamenti della luce stessa.
Dello scrivere bene l'origine e la sorgente è il pensiero saggio.
Se posso mantenermi facendo lo scrittore, allora posso fare quello che voglio.