Per credere è d'uopo voler credere.
Chi ragion vuol tutta gelo Senza slanci, senza affetto, Tarpa l'ali all'intelletto, Non s'innalza fino al ver.
L'innocenza è veneranda, ma quanto lo è pure il pentimento!
Non v'è in terra virtù senza pianto.
Perdonando un torto ricevuto, si può cangiare un nemico in amico.
Non v'è dubbio che ogni condizione umana ha i suoi doveri. Quelli d'un infermo sono la pazienza, il coraggio e tutti gli sforzi per non essere inamabile a coloro che gli sono vicini.
C'è molto a cui credere: alla forza dei valori umani che con i millenni il cervello ha elaborato progressivamente per raggiungere una coscienza etica.
Prima dell'effetto si crede a cause diverse da quelle cui si crede dopo l'effetto.
Per credere a qualcosa, ai giorni nostri, bisogna essere allucinati.
Poca gente è degna di non credere a niente.
Le più diffuse credenze traggono la loro forza dall'inverificabilità.
Ci sono due categorie di uomini: i giusti che si credono peccatori, e i peccatori che si credono giusti.
Credo sì e no, come uno che ha paura di sperare e che sperando sa di aver paura.
Non credete a nulla di quanto sentito dire e non credete che alla metà di ciò che vedete.
Si corre lo stesso rischio a credere troppo che a credere troppo poco.
Credendo a se stesso, l'uomo si espone sempre al giudizio della gente, credendo agli altri ha sempre l'approvazione di chi lo circonda.