Gli uomini credono di più ai loro occhi che alle loro orecchie.
Noi, quando chiediamo un favore, lo valutiamo moltissimo, quando poi lo abbiamo ottenuto, lo disprezziamo.
Il saggio deve essere equilibrato, e per agire da forte deve far ricorso alla forza, non all'ira.
Ogni evento che si è aspettato a lungo, giunge più sopportabile.
L'amore non può coesistere col timore.
Un popolo affamato non ascolta ragioni, né gl'importa della giustizia e nessuna preghiera lo può convincere.
Chi crede non vuole pensare, ma spostare montagne, diventare beato, avere molto: Dio, immortalità, felicità eterna. Forse è per questo che non vuole pensare? Forse non ne è affatto capace? In ogni caso non deve. Spesso non ne ha bisogno, perché altri se ne incaricano per lui.
Si corre lo stesso rischio a credere troppo che a credere troppo poco.
Per credere è d'uopo voler credere.
O si pensa o si crede.
Credo sì e no, come uno che ha paura di sperare e che sperando sa di aver paura.
È bastato che credessero i nostri padri. Essi hanno esaurito la facoltà delle fede della specie. Il loro lascito per noi è lo scetticismo di cui avevano paura.
Credendo a se stesso, l'uomo si espone sempre al giudizio della gente, credendo agli altri ha sempre l'approvazione di chi lo circonda.
Credo che se guardassimo sempre il cielo, finiremmo per avere le ali.
Non ha importanza che una cosa sia vera, l'importante è crederci!
Alcuni affermano di credere tutto quello che la Chiesa crede, ma poi non sanno che cosa la Chiesa crede e quindi è come se non credessero.