I vizi si insinuano più facilmente attraverso i piaceri.
Chi è padrone di sé non perde niente.
Talvolta ci vuole coraggio anche a vivere.
Dobbiamo pensare quanto più lieve dolore sia non avere che perdere: e comprenderemo che la povertà ha tanto meno materia di sofferenze quanto minore ne ha di danni.
Per molti, vivere non è una cosa dolorosa ma una cosa inutile.
Non bisogna guardare quale sia il premio di una giusta azione: il premio maggiore consiste nella giustizia.
Vi sono difetti che preservano da alcuni vizi più gravi, così come, in tempo di peste, i malati di febbre quartana si salvano dal contagio.
Alcuni considerano il vizio una virtù come se il vizio ben fatto fosse esso stesso virtù, mentre una virtù mal fatta fosse l'essenza del vizio.
Un vecchio non ha più vizi, sono i vizi che hanno lui.
Non c'è vizio che non possa trovar difesa.
Non vi fate schiavi del vostro stomaco: questo viscere capriccioso, che si sdegna per poco, pare si diletti di tormentare specialmente coloro che mangiano più del bisogno, vizio comune di chi non è costretto dalla necessita al vitto frugale.
Nei Paesi borghesi come in terra comunista l'"evasione dalla realtà" è deplorata in quanto vizio solitario, perversione debilitante e abietta. Tale "evasione" è la fugace visione di splendori perduti e la probabilità di un verdetto implacabile sulla società attuale.
Quel che è delitto fra la moltitudine è soltanto un vizio fra i pochi.
I vizi: è più facile sradicarli che tenerli a freno.
I vizi ti allettano con una ricompensa: al servizio della virtù devi vivere gratuitamente.
Il vizio è una creatura d'aspetto talmente mostruoso che più la vedi, più ti piace.