È il povero che conta le sue pecore.
È meglio imparare delle cose inutili che non imparare niente.
Il sommo bene è l'armonia dell'animo.
Ovunque ci sia un essere umano, vi è la possibilità per una gentilezza.
La sfrontatezza degli uomini è tale che, sebbene abbiano ricevuto molto, si sentono come offesi, perché avrebbero potuto ricevere di più.
La vita è come un racconto: ciò che conta non è la sua lunghezza, ma la sua importanza.
Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava in casa e diceva: spiacente ma Babbo Natale si è suicidato.
Mi sono fatto strada dal nulla ad uno stato di estrema povertà.
C'è una povertà in questo tipo di vita, una povertà diversa da quella materiale di una volta. Una povertà interiore che, più che far paura, umilia. Umilia la grande ricchezza, la grande potenzialità che c'è in ognuno di noi.
Non dobbiamo regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede.
Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi.
Ricordo un'infanzia di povertà dominata da seri problemi economici. La mia rivalsa è stata la scuola. Sono quasi sempre stata la più brava della classe.
Ogni bambino merita le migliori possibilità di riuscita, ognuno dovrebbe potere avere la possibilità di lavorare e nessuno dovrebbe crescere fra sofferenze e povertà. Io li definirei i principi associati ad ogni società civile e dignitosa.
Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte.
Molti parlano dei poveri, ma pochi parlano con i poveri.
La borghesia illuminata considera il povero una miniera inesauribile di ricchezza e la sfrutta in modo che si dica poi che è un modo intelligente.