Nessuno si preoccupa di vivere bene, ma di vivere a lungo.
Ascoltami: verso la morte sei spinto dal momento della nascita. Su questo e su pensieri del genere dobbiamo meditare, se vogliamo attendere serenamente quell'ultima ora che ci spaventa e ci rende inquiete tutte le altre.
Se una sofferenza ci tormenta senza aiutarci, bisogna smetterla prima possibile e allontanare dal cuore conforti illusori e l'amara voluttà del dolore.
Il miglior rimedio per la rabbia è l'indugio.
Un adirato può non essere irascibile, un irascibile, talvolta, può non essere adirato.
Noi siamo l'uno per l'altro un teatro sufficientemente grande.
Non dovremmo preoccuparci di aver vissuto a lungo, ma di aver vissuto abbastanza.
Vale la pena di lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena di vivere.
Il maggior ostacolo al vivere è l'attesa, chi dipende dal domani, perde l'oggi. Predisponi ciò che è in potere della fortuna, lasci andare ciò che è in tuo potere. Dove miri? Dove ti proietti? Tutto quello che deve avvenire è incerto: vivi senza indugio.
Certe persone vivono in lotta con altre, con sé stesse, con la vita. Allora si inventano opere teatrali immaginarie e adattano il copione alle proprie frustrazioni.
Vivere è l'arte di diventare quello che si è già.
Vivere significa sempre tendere in avanti, verso l'alto, verso la perfezione, e raggiungerla.
Non c'è motivo di credere che uno sia vissuto a lungo perché ha i capelli bianchi o le rughe: non è vissuto a lungo, ma è stato al mondo a lungo.
I cattivi vivono per mangiare e bere, mentre i buoni mangiano e bevono per vivere.
Vivere: è pugnare con gli spiriti mali del cuore e del pensiero. Scrivere: è tenere severo giudizio contro sé stessi.
Quanto più s'impara a non vivere più in istanti, bensì in anni, tanto più nobili si diventa. L'irrequietezza affannosa, il meschino affaccendarsi dello spirito diventano attività grande, tranquilla, semplice e vasta, e subentra la magnifica pazienza.