Chi è più infelice dell'uomo che dimentica i benefici e ricorda i torti?
La calamità è l'opportunità della virtù.
Sbaglia chi cerca un amico nell'atrio e lo mette alla prova nel banchetto.
Moriamo peggiori di quando siamo nati. La colpa è nostra, non della natura.
Siamo tutti schiavi dello stesso destino; se uno nasce, deve morire.
Anche se il timore avrà più argomenti, scegli la speranza e metti fine alla tua angoscia.
I momenti dell'infelicità sono momenti chiave della vita, gli unici momenti in cui si impara davvero qualcosa.
Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione sine qua non di piccole e intermittenti felicità.
Nessuno può vantarsi o sdegnarsi con verità dicendo: io non posso essere più infelice di quel che sono.
Tutti gli uomini per necessità nascono e vivono infelici.
È meglio essere infelicemente innamorati che essere infelicemente sposati. Alcuni fortunati riescono in tutte e due le faccende.
Non v'è infelicità umana la quale non possa crescere. Bensì trovasi un termine a quello medesimo che si chiama felicità.
Tutta l'infelicità dell'uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo.
Non ho fame. Non ho sete. Non ho caldo. Non ho freddo. Non ho sonno. Non mi scappa niente. Come sono infelice.
Gli infelici valutano costantemente gli altri, criticano continuamente il loro comportamento e spesso su di loro sfogano il proprio personale malessere o fallimento.
Niuno stato è così misero, il quale non possa peggiorare; e nessun mortale, per infelicissimo che sia, può consolarsi né vantarsi, dicendo essere in tanta infelicità, che ella non comporti accrescimento.