Non c'è gioia per chi procura l'infelicità altrui.
La vita è divisa in tre momenti: passato, presente, futuro. Di questi, il momento che stiamo vivendo è breve, quello che ancora dobbiamo vivere non è sicuro, quello che già abbiamo vissuto è certo.
Se vuoi valutare te stesso, metti da parte il denaro, la casa, la tua posizione, esaminati all'interno.
Pensa a chi vuoi, giovani, vecchi, uomini maturi: li troverai ugualmente timorosi della morte, ugualmente ignari della vita.
Niente costa di più di ciò che si è comperato con le preghiere.
C'è un duplice vantaggio nell'insegnare, perché, mentre si insegna, si impara.
L'uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi.
L'origine del sentimento profondo dell'infelicità, ossia lo sviluppo di quella che si chiama sensibilità, ordinariamente procede dalla mancanza o perdita delle grandi e vive illusioni.
L'infelicità deve essere commisurata non tanto al male in sé, quanto al carattere di chi soffre.
Ben difficilmente si vede un uomo infelice per non essere riuscito a scorgere ciò che avviene nell'anima altrui; ma colui che non avverte i moti della propria anima, è inevitabile che sia infelice.
Non esitono grandi scoperte nè reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice.
Nessuno è più infelice di un guardone in un campo di nudisti.
La via più sicura per evitare una grande infelicità è di ridurre possibilmente le proprie pretese in rapporto ai propri mezzi di qualunque specie.
Se l'infelicità ama essere in compagnia, certo essa ne trova a sufficienza.
Niuno stato è così misero, il quale non possa peggiorare; e nessun mortale, per infelicissimo che sia, può consolarsi né vantarsi, dicendo essere in tanta infelicità, che ella non comporti accrescimento.