Chi non vuole morire non vuole vivere.
Bisogna mirare alla libertà. E c'è un solo modo per ottenerla: l'indifferenza verso la sorte.
Che differenza c'è se ci cade addosso il casotto delle sentinelle o un monte? Nessuna. Eppure c'è chi teme di più quest'ultima evenienza, sebbene entrambe siano ugualmente mortali: abbiamo più paura delle cause che degli effetti.
Vuoi disprezzare il piacere del cibo? Guarda che fine fa.
È felice chi giudica rettamente. È felice chi è contento della sua condizione, qualsiasi essa sia, e gode di quello che ha. È felice chi affida alla ragione la condotta di tutta la sua vita.
Non si scoprirebbe mai niente se ci si considerasse soddisfatti di quello che si è scoperto.
Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiedevano il bis.
La morte non ha sempre le orecchie aperte ai voti e alle preghiere dei singoli eredi; e si ha il tempo di fare i denti lunghi, quando, per vivere, s'aspetta la morte di qualcuno.
Soltanto quando siamo maturi per morire intravediamo come avremmo dovuto vivere.
Nella vita l'unica cosa certa è la morte, cioè l'unica cosa di cui non si può sapere nulla con certezza.
Morire è facile, prima o poi ci riescono tutti.
Meglio morire combattendo per la libertà che vivere da schiavi.
La morte che tanto temiamo e rifiutiamo interrompe la vita, non la elimina.
La morte è il modo che la natura ha di dirti che devi rallentare.
Non è importante il modo in cui in uomo muore, ma quello in cui vive: l'atto di morire non è importante, dura così poco.
La morte è il riconoscimento della fraternità, della comune natura filiale. Forse è la strada per accogliere l'idea di creazione divina che mi riesce tanto difficile.