L'abitudine è una grande sordina.
Partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, ed è subito notte.
Ecco gli uomini! Se la prendono con la scarpa quando la colpa è del piede.
Venimmo per portare la gentilezza, ma non ci fu concesso di essere gentili.
Quel bastardo! Non esiste!
In me ci son sempre stati due pagliacci, oltre agli altri, quello che chiede soltanto di starsene dov'è e quello che s'immagina che più lontano si stia un po' meno peggio.
L'abitudine è un abito che, indossato da giovani, ci rifiutiamo di togliere vita natural durante.
Se l'abitudine è una seconda natura, ci impedisce di conoscere la prima, della quale non ha né la crudeltà, né gli incanti.
In genere le catene dell'abitudine sono troppo leggere per essere avvertite finché non diventano troppo pesanti per essere spezzate.
Anche l'abitudine contribuisce a far diventare vecchi; il processo mortale di fare la stessa cosa allo stesso modo alla stessa ora giorno dopo giorno, prima per trascuratezza, poi per inclinazione, e infine per codardia o inerzia.
Decise di cambiar vita, di approfittare delle ore del mattino. Si levò alle sei, fece la doccia, si rase, si vestì, gustò la colazione, fumò un paio di sigarette, si mise al tavolo di lavoro e si svegliò a mezzogiorno.
Se diventi schiavo dell'abitudine, lentamente ti spegni.
Si cambia più facilmente religione che caffè.
È grande la forza dell'abitudine.
Abitudine. All'inizio il filo di una ragnatela, poi un cavo.
Le viziose abitudini sono altrettante catene che ritengono l'uomo in una misera schiavitù. Guardisi dal contrarne veruna chi vuol conservare intera la sua libertà.