Avidamente allargo la mia mano: dammi dolore cibo cotidiano.
Ad una fronda, docile la luce oscilla alle nozze con l'aria; nel senso di morte, eccomi, spaventato d'amore.
E quel gettarmi alla terra, quel gridare alto il nome del silenzio, era dolcezza di sentirmi vivo.
Giorno dopo giorno: parole maledette e il sangue e l'oro. Vi riconosco, miei simili, o mostri della terra. Al vostro morso è caduta la pietà, e la croce gentile ci ha lasciati.
Isole che ho abitato verdi su mari immobili.
Mi trovi deserto, Signore, nel tuo giorno, serrato ad ogni luce. Di te privo spauro, perduta strada d'amore, e non m'è grazia nemmeno trepido cantarmi che fa secche mie voglie.
Che cos'è il piacere, se non un dolore straordinariamente dolce.
Ho bevuto perché volevo annegare i miei dolori, ma ora queste cose dannate hanno imparato a nuotare.
E per tutti il dolore degli altri è dolore a metà.
Non renderti più gravosi i tuoi mali, non opprimerti con i lamenti: il dolore è leggero se non lo accresci con la tua suggestione.
Chi continua a esultare sul rogo, non trionfa sul dolore, bensì sul fatto che, contrariamente a quanto si aspettava, non sente alcun dolore. Una allegoria.
Tutto finisce! Anche il dolore: e la pianticella che dedicasti alla requie di un caro un giorno schiuderà il fiore che offrirai a un carissimo vivente. Tutto finisce!
La paura è il dolore provocato dalla rappresentazione di un male imminente.
Breve è la vita in sé, lunga il dolor la rende.
L'attrazione nasce da un dolore profondo, non dalla rivalsa di tante donne di oggi decise a restare giovani.
Un'ora breve di dolore c'impressiona lungamente; un giorno sereno passa e non lascia traccia.