21 frasi, citazioni, aforismi
Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.
La luna rossa, il vento, il tuo colore di donna del Nord, la distesa di neve... Il mio cuore è ormai su queste praterie, in queste acque annuvolate dalle nebbie.
I monti a cupo sonno supini giacciono affranti.
La mia terra è sui fiumi stretta al mare, non altro luogo ha voce così lenta dove i miei piedi vagano tra giunchi pesanti di lumache.
Si china il giorno e colgo ombre dai cieli: che tristezza il mio cuore di carne!
Giorno dopo giorno: parole maledette e il sangue e l'oro. Vi riconosco, miei simili, o mostri della terra. Al vostro morso è caduta la pietà, e la croce gentile ci ha lasciati.
Fatica d'amore, tristezza, tu chiami una vita che dentro, profonda, ha nomi di cieli e giardini. E fosse mia carne che dono di male trasforma.
La poesia è la rivelazione di un sentimento che il poeta crede che sia personale e interiore, che il lettore riconosce come proprio.
E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull'erba dura di ghiaccio, al lamento d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo?
Se mi desti t'ascolto, e ogni pausa è cielo in cui mi perdo, serenità d'alberi a chiaro della notte.
Autunno mansueto, io mi posseggo e piego alle tue acque a bermi il cielo, fuga soave d'alberi e d'abissi.
Il cuore domanda o che i suoi piaceri siano accresciuti o che i suoi dolori siano compianti, domanda di agitarsi e di agitare perché sente che il moto è nella vita e la tranquillità nella morte.
Avidamente allargo la mia mano: dammi dolore cibo cotidiano.
Ad una fronda, docile la luce oscilla alle nozze con l'aria; nel senso di morte, eccomi, spaventato d'amore.
Dalla natura deforme la foglia simmetrica fugge, l'àncora più non la tiene. Già inverno, non inverno, fuma un falò presso il Naviglio.
Mi trovi deserto, Signore, nel tuo giorno, serrato ad ogni luce. Di te privo spauro, perduta strada d'amore, e non m'è grazia nemmeno trepido cantarmi che fa secche mie voglie.
E quel gettarmi alla terra, quel gridare alto il nome del silenzio, era dolcezza di sentirmi vivo.
La rassegnazione alla solitudine, opposta al dolore lucreziano, avvicina a noi Virgilio più degli altri poeti latini dell'antichità classica.
Per averti ti perdo, e non mi dolgo: sei bella ancora, ferma in posa dolce di sonno: serenità di morte estrema gioia.
Isole che ho abitato verdi su mari immobili.