Una perdita che non si conosce è una perdita totale.
Ama tuo padre, se è giusto, e se non lo è, sopportalo.
La confessione dei nostri peccati è il primo passo verso l'innocenza.
Non duole la ferita che ci si procura quando si vince.
Temere la morte è più doloroso di morire.
La concordanza rende efficaci anche i soccorsi di poca importanza.
Non importa se si perde la partita, ma conta come la si perde e in che modo mutiamo noi a causa di questa sconfitta, e poi conta quel che ne ricaviamo, qualcosa che prima non avevamo e che potremo applicare ad altre partite. Perdere è in questo caso vincere.
Perdere se stessi. Una volta che si sia trovato se stesso, bisogna essere capace di tempo in tempo di perdersi e poi di ritrovarsi: presupposto che si sia un pensatore. A questo è infatti dannoso essere legato sempre a una stessa cosa.
Nessuno resta quello che è quando gli portano via tutto.
La perdita di cui non ci si avvede non è una perdita.
Talvolta, durante una discussione o un litigio, occorre saper perdere subito per farlo con eleganza. Così nel sumo, se per vincere a tutti i costi si ricorre all'imbroglio, si è peggio che perdenti, si è al tempo stesso sconfitti e indegni.
È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
Quando perdi, non perdere la lezione.
È inevitabile tanto perdere la vita, quanto perdere i beni e, se lo comprendiamo, questo è proprio un conforto. Impara a perdere tutto serenamente: dobbiamo morire.
Nessun uomo può perdere ciò che non ha mai avuto.