Nessun uomo può perdere ciò che non ha mai avuto.
Come nessun uomo nasce artista, così nessun uomo nasce pescatore.
Ricordo che un mio saggio amico era solito dire: 'Ciò che è un affare per tutti, non è un affare per nessuno'.
La buona compagnia e i buoni discorsi sono i veri tendini della virtù.
Solo vana è la vita dell'uomo,intrisa di dolor,penosa e breve;è un miscuglio di dover,denari e pensier,e pensier denari e guai.Ma noi non ce ne curiamoquando il tempo è buono,e pure quando piove,noi non ci angosciamo;scacceremo ogni dolore canterem fino a domani,e pescheremo, pescheremo ancor.
Si può dire che la pesca con la lenza è come la matematica: non la si può mai imparare completamente.
È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
Perdere se stessi. Una volta che si sia trovato se stesso, bisogna essere capace di tempo in tempo di perdersi e poi di ritrovarsi: presupposto che si sia un pensatore. A questo è infatti dannoso essere legato sempre a una stessa cosa.
Nessuno resta quello che è quando gli portano via tutto.
La perdita di cui non ci si avvede non è una perdita.
Talvolta, durante una discussione o un litigio, occorre saper perdere subito per farlo con eleganza. Così nel sumo, se per vincere a tutti i costi si ricorre all'imbroglio, si è peggio che perdenti, si è al tempo stesso sconfitti e indegni.
Quando perdi, non perdere la lezione.
Talvolta il miglior guadagno è nel perdere.
Una perdita che non si conosce è una perdita totale.
Non importa se si perde la partita, ma conta come la si perde e in che modo mutiamo noi a causa di questa sconfitta, e poi conta quel che ne ricaviamo, qualcosa che prima non avevamo e che potremo applicare ad altre partite. Perdere è in questo caso vincere.