Le guerre stesse sono viaggi, viaggi di nazioni.
Il viaggio più bello quaggiù è quello che facciamo l'uno verso l'altro.
Il letto è il campo dello spirito liberato dal peso. Bisogna essere distesi per vedere il cielo.
Un buon viaggiatore non dovrebbe esibirsi affermare, spiegare, ma tacere, ascoltare e comprendere.
Guai a chi non sa viaggiare.
La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.
Quasi niente quanto la guerra, e niente quanto una guerra ingiusta, frantuma la dignità dell'uomo.
Le armi non si devono mai impugnare per vani disegni di grandezza né per l'avidità di conquiste.
Si sta in una guerra anche per vergogna di rimanerne fuori.
Come tutte le cose buone, anche la guerra, da principio è difficile. Ma poi, quando ha attaccato, tien duro. Allora la gente ha paura della pace, come chi gioca a dadi ha paura di smettere perché viene il momento di fare i conti, di vedere quanto s'è perduto.
Se non poniamo fine alla guerra, la guerra porrà fine a noi.
Le guerre non si pagano in tempo di guerra, il conto viene dopo.
Il modo più veloce di finire una guerra è perderla.
L'umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all'umanità.
Le guerre cominciano perché i diplomatici raccontano bugie ai giornalisti e poi credono a quello che leggono.