La morte è il modo che la natura ha di dirti che devi rallentare.
Le differenze che ci distinguono l'uno dall'altro sono questioni superficiali: gli abiti, l'educazione, il tono della voce, le opinioni religiose, l'apparenza personale, gli usi, e altre cose simili.
Tutto ciò che si avvicina al libero gioco della vita ci è praticamente ignoto. Si grida contro il peccatore, eppure non sono i colpevoli, ma gli stupidi che costituiscono la nostra vergogna. Non vi è peccato al di fuori della stupidità.
Ogni grande uomo ormai ha i suoi discepoli, ed è sempre Giuda che ne scrive la biografia.
L'intelletto è l'unica cosa che affina.
Dovunque si va, non si può fare a meno di incontrare persone intelligenti. È divenuta una vera peste.
Ciò che principalmente ti affligge nella morte altrui è la rinnovata visione della certezza della tua.
La morte è certa, la vita no.
Essere immortale è cosa da poco, tutte le creature lo sono, giacché ignorano la morte.
Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi sa di morire e vorrebbe vivere.
Voglio un prete, un rabbino, e un pastore protestante. Voglio scommettere in ogni settore.
E così morire è bere dal fiume del silenzio, è scalare la cima del monte, significa stare nudi nel vento e sciogliersi al sole.
La morte come desiderio si trova davvero ovunque, e non è necessario scavare molto nell'uomo per trarla alla luce.
La morte: un punto o una virgola?
La morte è il fondo scuro che serve a uno specchio se vogliamo vedere qualcosa.
La morte è un supplizio nella misura in cui non è semplice privazione del diritto di vivere, ma occasione di calcolate sofferenze.